May 20, 2024 info@gcmconsulting.it Language: - -

La vera sfida? Insegnare il mestiere di imprenditore

Giancarlo Michellone, ingegnere meccanico con due lauree ad honorem in economia aziendale, ha lavorato 40 anni in Fiat con diversi incarichi, fra cui presidente del Centro Ricerche. È stato sindaco del Comune di Cambiano per 25 anni, consulente Ue e vicepresidente dell’Unione Industriali di Torino. Ha fondato una propria società di consulenza per lo sviluppo dell’innovazione e la crescita delle Pmi. Il suo libro Una Fiat che fu è stato finalista nell’edizione 2021 del Premio Biella Letteratura e Industria.

Quale è stata la ragione che l’ha indotta a scrivere
Una Fiat che fu?
Mi era stato chiesto dall’editore Guerini di scrivere un manuale sull’innovazione. Non volevo risultasse noioso e l’ho scritto come fosse un romanzo picaresco sulla prima innovazione rivoluzionaria, incontrata in una grande azienda nel periodo fra le lotte del ‘68 e gli anni di piombo. Ho sottolineato le regole base, valide oggi più che mai, per trasformare una nuova idea in un’innovazione di successo sul mercato, superando le mille sfide imprenditoriali che si frappongono fra sogno e successo.
Cosa viene richiesto perché un’innovazione abbia successo?
Per il successo non basta la creatività che ha generato l’idea iniziale. Servono molte più idee, altrettanto o più geniali, in tutte le fasi che ne accompagnano la crescita: dalla ricerca fino alla vendita e all’assistenza post vendita.
Insomma, le innovazioni importanti coinvolgono tutte le funzioni aziendali e le loro competenze, più la capacità di applicarle e farle applicare ai propri collaboratori. Detto in altro modo: l’innovazione di successo è sempre figlia di molti padri e l’imprenditore è il padre dei padri.
Quali sono i motivi che più frenano, quando non contrastano, l’innovazione? Vi sono motivi interni, quando chi è contro l’innovazione prevale su quelli favorevoli e sugli indifferenti. In tal caso l’imprenditore deve insistere a formare e motivare i suoi collaboratori. Vi sono poi gli ostacoli del contesto esterno, come la mancanza di politiche industriali, economiche e sociali adeguate, i conflitti con le varie controparti, le paludi burocratiche e gli uomini sbagliati nel posto giusto per la crescita delle imprese. Insomma, il contesto esterno dovrebbe essere almeno tollerabile per consentire all’imprenditore di rendere l’innovazione sostenibile per la sua azienda.
Oggi, in un mondo sempre più piccolo e veloce, quale è la prima sfida da affrontare?
Una trentina di anni fa si scriveva che eravamo nell’era della conoscenza e l’ideale per le aziende era essere una learning organization, un’azienda che impara. Già allora era una proposta insufficiente e adesso, per la ripresa post Covid, lo è ancor di più. Infatti, siamo nell’era della competenza che valorizza la conoscenza, la applica e soprattutto insegna ad applicarla concretamente.
L’obiettivo è sempre più la teaching organization perché l’imprenditore deve avere, più che nel passato, molti occhi e molti cervelli in grado di valutare rischi e opportunità per la sua azienda. La sfida è insegnare ai propri collaboratori  il mestiere di imprenditore. E tenerseli più che può.

Giancarlo Michellone

Giancarlo Michellone